Complice il maltempo, l'insonnia e tanto tempo libero ho ripeso a leggere dopo molto. E' stata una pausa lunga quella fra me e la lettura, ma adesso stiamo iniziando a riallacciare i rapporti. Come ogni relazione che si rispetti bisogna andarci piano, passo per passo, senza fretta.
Così sono andata alla Feltrinelli, uno dei miei luoghi preferiti in assoluto, e ho iniziato a curiosare. Raramente parto con un'idea definita in mente, entro e inizio a girovagare, mi lascio attirare principalmente dalle copertine e dai titoli. Le copertine perché sono sempre stata sensibile a tutto ciò che è esteticamente bello, armonioso, colorato (mai in maniera eccessiva) e dal titolo perché deve essere evocativo, deve far prendere corpo a delle immagini nella mia mente. Tendenzialmente i libri che mi attraggono sono quelli che mi ispirano qualcosa di carino, devono darmi delle sensazione piacevoli, di conforto.
Per il mio ritorno ho deciso di optare per un libro "leggero". Niente che mi facesse sentire in soggezione per la portata, la tipologia o il parere di altri; volevo un libro sconosciuto ma dalla storia fluida.
La mia scelta è ricaduta su di lui: Piccoli Limoni Gialli.
Una delle cose che mi ha attirata è che la vicenda si svolge in Svezia, una location diversa dai soliti libri di letteratura rosa che di norma si sviluppano negli Stati Uniti.
Oltre a questo la trama aveva un richiamo all'Italia, ovvero i limoni gialli.
La protagonista, Agnes, viene licenziata a seguito di una molestia del suo capo, una volta tornata a casa cerca conforto nel suo fidanzato che però la chiama per lasciarla per una tipa "dalle tette rifatte". Dopo un iniziale momento di sconforto la protagonista decide che è ora di rimboccarsi le maniche e dare un senso alla propria vita, va alla ricerca di un nuovo lavoro (ha sempre lavorato come cameriera ma ambiva a qualcosa di più) ma le proposte sul mercato non sono particolarmente allettanti. Fin quando, un giorno, nell'ufficio di collocamento, incontra un suo vecchio collega che sta aprendo un ristorante e le chiede di imbarcarsi in questo nuovo progetto con lui; ovviamente Agnes accetterà.
Non proseguo oltre nel raccontare la trama perché non voglio mai svelare troppo agli altri, questa deve essere solo una piccola sinossi che stuzzichi la vostra curiosità. Non aspettatevi una storia dal ritmo incalzante e travolgente, anzi, in alcuni momenti è anche piuttosto lenta ma è giusto così, rispecchia esattamente il luogo in cui è ambientata. L'andamento della narrazione va perfettamente di pari passo con quei paesaggi innevati della Svezia, quel clima ovattato dove ogni cosa va a rilento, non è sconvolta dalla frenesia ma anzi è accarezzato dalla natura e da piccoli frammenti di vita quotidiana. Questo è stato uno degli aspetti che mi è piaciuto di più, oltre al fatto che la protagonista riesce comunque a risollevarsi e a realizzare qualcosa che desiderava senza lasciarsi demoralizzare dal contesto. Agnes è la classica donna per certi versi fragile e debole che per anestetizzare le proprie paure opta per la scelta più facile, quella più conveniente, per poi rendersi conto che quella più difficile, per quanto rischiosa sia, è la cosa migliore da fare. All'interno del libro vengono anche affrontati temi come "l'industrializzazione", il conflitto fra città e periferia, la globalizzazione; insomma, ci sono anche spunti non proprio leggeri su cui riflettere.
Nella storia ci sono anche un paio di colpi di scena che non vi aspetterete o meglio, uno secondo me è abbastanza scontato se siete un minimo attenti ai dettagli. Infine, uno di quei piccoli particolari che ti scaldano il cuore è l'apertura di un blog/sito da parte dei genitori della protagonista, sito che poi avrà anche un discreto successo; non può che suonare come una specie di segno per una persona che ha appena aperto un blog. Detto ciò concludo, nella speranza di avervi offerto un piccolo spunto di lettura. Uh, dimenticavo: il libro non è esattamente corto, anzi, sono 375 pagine! Se doveste mai leggerlo, fatemi sapere cosa ne pensate.