16 settembre 2016

Review: Io Prima di Te (Me before You)

L'altro giorno sulla mia pagina fb vi parlavo dell'iniziativa Cinema2day che riduce il prezzo del biglietto a 2€ ogni secondo mercoledì del mese. Io non mi sono lasciata sfuggire l'occasione e sono andate a vedere Io prima di te (Me before you) visto che ne avevo sentito parlare tanto ed ero proprio curiosa! Non avevo cercato trailer, né letto alcuna trama, sono andata così, all'avventura, e devo dire che non me sono pentita.




Il trailer ve l'ho messo se volete farvi un'idea, però se avete intenzione di andare a vederlo secondo me svela troppo della trama. Volevo fare una recensione a caldo, perché mi è piaciuto tantissimo e perché volevo assolutamente condividere i miei pensieri. Ci saranno parecchi spoiler, ragion per cui questo è il momento giusto per chiudere l'articolo e ritornare in un secondo momento se ancora non l'avete visto.
La trama ve la risparmio, se siete qui, già sapete di cosa parla. 

Partiamo parlando del cast, in pratica metà Game of Thrones si è trasferito in questo film! La protagonista è Emilia Clarke niente di meno che Daenerys Targaryen, mentre il padre di Will è interpretato da Charles Dance, ovvero Tytos Lannister. Altra grande presenza è l'attore che interpreta Patrick, il fidanzato di Louisa, Matthew Lewis nonché il nostro caro Neville Paciock. In ultimo Will è Sam Claflin, il Finnick di Hunger Games.
Sorvoliamo sul fatto che ogni volta che vedevo apparire il padre di Will temevo potesse accoltellare da un momento all'altro Louisa visti gli influssi di Game of Thrones. 

Louisa Clark è un personaggio buffissimo per cui è impossibile non simpatizzare sin dall'inizio. I suoi strampalati vestiti colorati (qualcuno mi spiega come faceva ad avere tutti quei vestiti e scarpe se la loro era una famiglia povera?!), la sua gestualità eccessiva e la sua espressività un po' esasperata cozzano un po' con il suo carattere remissivo. Louisa acconta sempre tutti, poco importa se questo significa sacrificare il suo futuro e i suoi desideri. Will non manca di farglielo notare, così come affonda colpi anche al suo lato timoroso che la spinge un po' a rifugiarsi nella scusa della situazione economica della sua famiglia per non prendere in mano la propria vita. 
Essere vivi, avere delle possibilità, è una responsabilità che va sfruttata a pieno senza perdere le occasioni che ci si presentano. Questo è quello che insegna Will a Louisa, perché quel "Io prima di te" non è riferito alla vita di Will prima di incontrarla, ma alla vita di Louisa dopo che lui non ci sarà più. Il loro incontro sarà determinante per Louisa più che per Will che ormai ha già preso la sua decisione. E' bellissimo vedere come il percorso di cambiamento e di crescita avvenga per lei anziché per Will, senza relegarlo al ruolo del disabile che odia la propria vita, che non sa più come affrontarla e che ha bisogno della classica donna crocerossina che lo accudisce e custodisce. E' Louisa ad aver bisogno di Will, è lei che deve imparare a vivere, scoprire se stessa e il mondo e Will riesce a darle quella possibilità che non è riuscito a dare a se stesso. 

L'unica cosa che mi ha infastidito di Louisa è come la facciano passare sempre per una stupida, finché essa stessa finisce per reputarsi tale. I genitori e la sorella stessa le ripetono quanto potenziale abbia, senza però darle davvero fiducia, come se fosse un contentino. 
Lei è la provincialotta ritenuta fortunata per essersi accalappiata il giovane e promettente imprenditore locale (?) che invece la tratta come una sua appendice, portandosela sempre dietro senza però darle importanza e attenzione. Lui è il peggior fidanzato della storia, possessivo, retrogrado, egoriferito e volutamente insensibile. 
Il film ha ricevuto molte polemiche per l'approccio che ha Will e la decisione di togliersi la vita; nel film troviamo infatti più o meno le varie reazioni che si potrebbero avere davanti a una scelta del genere:
- Louisa e la madre di Will rappresentano il completo rifiuto
- Il padre di Will la rassegnata accettazione
- La madre di Louisa che solleva la questione morale dell'eutanasia come omicidio/suicidio. 

Premesso che non credo ci sia una decisione giusta o sbagliata, penso che Will non decida di uccidersi perché non riesce a vivere da disabile, ma perché non riconosce quella vita come sua, non si identifica più in se stesso, è come se avesse perso la sua identità. Alcuni ritengono il suicidio un atto di codardia, altri di coraggio, io credo semplicemente che ognuno faccia delle scelte che gli altri possano condividere o meno. 
Molto bella è la sequenza che indica la morte di Will, dove non c'è nessuna scena straziante di parenti e fidanzata al capezzale, inutili accanimenti in cui si fa violenza sentimentale sullo spettatore, nessuna macellazione emozionale. 

Il film per alcuni versi mi ha ricordato la famiglia di Charlie di "La fabbrica di cioccolato" e un po' lo stesso percorso di ricerca di se stessi e di un obiettivo che c'è in Ps= I love you. Sicuramente la trama e la storia non sono niente di innovativo, sconvolgente o mai visto, se vogliamo può essere anche un po' banale, salvato dal finale che non scivola in un consolatorio happy ending. Nonostante il finale tragico, il film è pervaso da una vena ironica (in sala per buona parte del film gli spettatori ridevano e anche in maniera fragorosa) e da un rapporto paritario fra i due componenti della coppia: Louisa non è l'infermierina votata al sacrificio, né l'arpia che punta all'eredità del giovane ricco, lui non è il cliché del disabile che si autocommisera, ma riesce persino a giocare sulla propria disabilità. Louisa riesce a stabilire un contatto con Will perché non lo tratta in maniera protettiva e delicata, ma è molto sincera e gli sbatte in faccia il suo comportamento scorbutico e arrogante, che in una situazione normale non gli sarebbe permesso. 
Queste sono un po' le mie impressioni sul film, voi lo avete visto? Che ne pensate?

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