Domenica scorsa mi stavo rilassando leggendo la mia copia di Vanity Fair, fin quando non incappo in una locandina tutta rosa con il viso di Audrey Hepburn in primo piano, una sorta di ritratto a matita. Leggo l'articolo, si tratta di un film del 1961 "Quelle due" (The Children's Hour in inglese) la cui protagonista è proprio Audrey Hepburn insieme a Shirley MacLaine (attrice a me purtroppo sconosciuta, ma prometto di porre rimedio); non si tratta della classica storia d'amore come "Colazione da Tiffany" o "Vacanze Romane", ma di un film drammatico.
Due compagne di università, Karen e Martha, decidono di aprire insieme un collegio femminile una volta terminati gli studi. La storia assume una piega inaspettata quando le due vengono accusate di essere amanti da una delle loro alunne che decide di calunniarle per ripicca all'ennesimo castigo ricevuto.
Le due ragazze vedono ritirarsi le loro alunne una dopo l'altra, fino a decidere di portare in tribunale la nonna della bambina che ha lanciato loro "l'accusa" di omosessualità, causa che purtroppo perderanno. Karen e Martha vedono le loro vite distrutte: non hanno più un lavoro, la loro reputazione è rovinata, così come la relazione fra Karen e il suo fidanzato. La nonna della bambina in un secondo momento viene a scoprire che quelle della nipote altro non erano che fandonie e chiede pubblicamente scusa, ma ormai è troppo tardi. Martha, dopo aver ammesso in maniera travagliata e disperata di provare dei sentimenti per Karen, decide di impiccarsi devastata dai sensi di colpa.
La storia è ispirata ad un'opera teatrale del 1934 che ha sua volta prende spunto da un fatto realmente accaduto nella Scozia agli inizi dell'Ottocento, dove però le due protagoniste la causa la vincono.
Perché vi consiglio questo film? Perché vedrete un'Audrey inedita, impegnata, drammatica, che recita con un'intensità magistrale. Perché vedrete come sia facile rovinare la vita di qualcuno con il proprio giudizio, facendolo sentire inadeguato, per la società e per le persone che gli sono accanto. Un giudizio che non ha alcuna base, che discrimina deliberatamente, che affibbia colpe che non esistono.
La parte più bella del film è la confessione d'amore di Martha a Karen dove emergono anni di tormenti, in cui ha dovuto nascondere i propri sentimenti, la propria natura, la propria personalità, se stessa, dietro ad una maschera sentendosi, come dice lei stessa, "sporca" semplicemente perché ha amato qualcuno. Karen non si scandalizza per la dichiarazione dell'amica, perché quello che vede, che conosce, non è mutato. Ai suoi occhi continua ad essere la sua compagna di università, che però è straziata dal dolore per dei sentimenti che la società non le è concesso di provare.
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