Come potete intuire dal titolo di questo articolo, odio i cinepanettoni. Non li sopporto da nessun punto di vista: odio la trama banale da classica commedia all'italiana piena di fraintendimenti e di battute spinte, odio che attori di una certa età impersonino ruoli in cui non fanno altro che guardare languidamente la prima coscia scoperta che passa, nemmeno fossero naufraghi al primo pranzo di Natale dopo decenni. In sostanza è un genere cinematografico che per me potrebbe sparire tranquillamente senza lasciare alcun vuoto: si può fare comicità in maniera intelligente senza dover sempre scadere nel volgare.
Le sale dei cinema sotto Natale sono strapiene di questo genere di film, ma da un po' di giorni si era aperto uno spiraglio, un film diverso dagli altri ed è quello di Tornatore: La Migliore Offerta. Le recensioni ne cantano le lodi senza riuscirlo a collocare in una categoria specifica, la più comune è quella di thriller-giallo-romantico che, in sostanza, vuol dire tutto e niente. Incuriosita, ho deciso di andare a vederlo.
Le premesse erano già ottime: l'attore principale, Geoffrey Rush, ha recitato nel Discorso del Re, film che ho adorato, musiche scritte da Moricone, un biglietto da visita dei migliori!
La Migliore Offerta parla di un battitore d'asta piuttosto in là con gli anni, un individuo cupo e solitario, al limite della misantropia e con un'insana passione per i ritratti di donna. Le vicende hanno inizio quando si ritrova a fare l'inventario di una villa per una cliente piuttosto schiva e atipica.
Non vi dico oltre della trama per non rovinarvi nulla, ma posso dirvi che in questo film viene analizzata con minuzia e sottigliezza la solitudine dell'uomo, la complessità dei sentimenti come l'amicizia e l'amore e la fiducia nei rapporti, il tutto in un delizioso contesto artistico che fa da compagno all'aspetto thriller della storia. Rimarrete per due ore incollati allo schermo completamente concentrati, a fare congetture, a tifare per l'uno o per l'altro personaggio, a rispecchiarvi nell'uno o nell'altro protagonista, soffrendo con loro. Quando crederete di aver capito tutto dell'intreccio, le carte si rimescoleranno completamente; la sceneggiatura è grandiosa perché, se riducessimo la storia all'osso potrebbe sembrare banale e scontata, invece il regista riesce a fare la magia, riesce a mescolare sapientemente e in maniera perfettamente equilibrata tutti gli ingredienti. Degni di nota sono anche i dialoghi costellati di varie perle, così come gli arredi e le scenografie. Ringrazio Tornatore per avermi offerto questo spaccato umano diverso dal solito Giovannona Coscialunga a Courmayeur.